giovedì 1 giugno 2017

I gatti negli armadi


"Zampette che frugavano raschiando sul legno. Un rotolare di corpi soffici, un brusio quasi impercettibile. Unghie affilate che si impigliavano sulla plastica che avvolgeva i vestiti fuori stagione.
Il bambino aprì gli occhi nel buio. I suoni provenivano dall'armadio.
Un miagolio sottile e dolcissimo giunse fino alle sue orecchie. Un'anta cigolò aprendosi. Due occhi gialli brillarono nella notte.
Voleva chiamare la mamma, ma la voce non veniva fuori, cacciata fin dentro il corpo dalla paura che lo paralizzava. Voleva accendere la luce, ma la distanza tra le coperte e l'interruttore era troppa e intorno c'era il buio, vuoto e pericoloso, fiocamente illuminato da quegli occhi gialli che lo fissavano e dai quali non riusciva a distogliere lo sguardo, come se fosse prigioniero di una malia.
Si trattava di un gatto, sicuramente, si trattava di un gatto, ma a casa sua non c'erano gatti, non c'erano mai stati gatti.
Una voce spezzò l'incantesimo. Era gentile, imbarazzata, veniva dall'armadio:
"Miao, mi scusi tanto" gli occhi luminoso scrutavano intorno, la loro luce si affievoliva sfumando nel verde. "Devo aver sbagliato uscita."
L'anta dell'armadio, come si era aperta, si richiuse e il gatto scomparve.
"

Inizia così "I Gatti negli armadi", romanzo fantastico scritto da Oreste Brondo, edito da 0111 Edizioni.

Il Cavalier Baggiani è il datore di lavoro della maggior parte degli abitanti di Bagnamare ed è anche proprietario della maggior parte delle abitazioni, sicché i bagnamaresi sono in buona parte allo stesso tempo suoi dipendenti e suoi affittuari. Un giorno il cavaliere aumenta gli affitti del 30%. Per molte delle famiglie si profila la rovina. A partire da questo evento ha inizio una ribellione pacifica ma inesorabile, che comincia con una serie di visite misteriose da parte di gatti dotati di parola che convincono gli inquilini a lasciare gli appartamenti. Intere famiglie si trasferiscono con il loro armadio nell'isola ecologica dove nasce un villaggio dalle strane regole, la cui vita sembra guidata dal buon senso, ma anche da qualcosa di magico.

I gatti sono i messaggeri del sogno, gli armadi, sepolti nel terreno dell'isola ecologica, con le ante rivolte al cielo, sono le porte che introducono a un mondo nuovo, migliore, che assomiglia ad un universo fantastico. Il "Re dei Gatti", il capo di questo nuovo bizzarro villaggio, è un personaggio a metà strada tra il "Pifferaio Magico" e il "Cappellaio Matto"; sorridente, cordiale, risponde all'arroganza con gentilezza, sfornando dolci e leccornie servite dai gatti che escono dagli armadi così come uscirebbero dalla migliore pasticceria di Bagnamare. Con cui rabbonisce, sorprende e incanta i rappresentanti delle forze dell'ordine e dell'Esercito mandati di volta in volta dal Cavalier Baggiani per sgombrare l'area dell'isola ecologica, e ripristinare l'ordine delle cose. Perché non ci sono in gioco soltanto gli affitti perduti e le fabbriche a corto di personale; anche i principali esercizi commerciali e negozi, dove i bagnamaresi fanno la spesa, spendendo i soldi guadagnati nelle sue fabbriche, sono di proprietà del cavaliere. E invece nell'isola, al'improvviso, sembrano non aver più bisogno di nulla. Escono dagli armadi puliti e cambiati, freschi e riposati: dalle ante escono cibarie di ogni genere, con cui spesso si festeggia, si mangia e si danza, riscoprendo il senso della comunità. 

Un ottimo esordio letterario quello di Oreste Brondo, insegnante della scuola primaria che si occupa anche di formazione degli insegnanti, in particolare di didattica della scienza e della matematica, con un grande sogno in testa che coltiva ogni giorno: avere a che fare con i bambini e con i ragazzi, lavorare con loro, coltivare insieme il piacere della scoperta e della lettura. E infatti "i Gatti negli armadi" nasce dal costante confronto e lavoro di gruppo con i suoi ex alunni di quinta quando insegnava a Napoli. Loro hanno contribuito a costruire la storia che Oreste gli raccontava a puntate, di volta in volta, aiutandolo a svilupparla. 

Le vicende narrate, trasfigurate in materia fantastica, sono profondente autobiografiche, vissute dall'autore in prima persona, per questo il racconto, nella sua oniricità, risulta ben amalgamato e convincente, finendo con il divenire avvincente.

A partire dalla figura del Cavalier Baggiani, i cui modi ricordano  il direttore generale della fabbrica Italtel di Carini (PA) dove Oreste ha lavorato come tecnico per alcuni anni; nella stessa figura del De Nittis, il primo a licenziarsi dalla fabbrica del cavaliere per inseguire un altro modello di vita, sembrano scorgersi le sembianze dell'autore, che ad un certo punto si è licenziato e ha girato l'Italia per fare l'insegnante. La stessa vicenda da cui prende spunto la narrazione, degli affitti così cari da gettare nello sconforto, e minare alle fondamenta una possibilità di vita serena e dignitosa, è stata vissuta da Oreste in prima persona, appena trasferitosi a Napoli. Quando, con uno stipendio di settecento euro mensili si ritrovò un anno a Napoli a pagare, a causa di un aumento immotivato, 550 euro al mese per un bivano di 25 metri quadrati. Alle presentazioni del suo libro Oreste racconta anche un altro episodio: la proposta di affitto, da parte di un intellettuale di sinistra napoletano, che gli propose una miserabile stanza a casa di sua madre senza diritto di usare il telefono, a cinquecento euro perché la casa si trovava al Vomero.

Da un punto di vista squisitamente letterario affascina la scelta dell'autore di usare un genere letterario antico (la favola) per raccontare problematiche contemporanee, profondamente attuali. Arrivando a sferrare, in modo giocoso e onirico, surreale, una feroce e serrata critica al capitalismo che sembra aver ormai imbucato una strada senza ritorno; arrivando ad un consumismo sfrenato, che produce alienazione, nevrosi, tensione. Dove non si lavora più per vivere, ma si vive per lavorare, riuscendo a malapena a sopravvivere, tra mille preoccupazioni, riducendosi a comportamenti, stereotipati come tanti automi. Smarrendo la dimensione relazionale, collettiva e sociale. Mortificando la propria sfera interiore, fatta di sogni.

Sintomatico, e altamente simbolico, che la rivoluzione pacifica parta, e di fatto si svolga, all'interno di un'isola ecologica, ovver il "cimitero" di quel consumismo sfrenato che affligge la nostra società contemporanea. Il luogo dove si butta di tutto, dagli scarti all'inutile, diventa di colpo l'arena del riscatto, della riscoperta del sogno, della rottamazione dell'egoismo per giungere alla rinascita di una dimensione collettiva e sociale. A ben guardare anche questo rimanda ad una scena di vita vissuta, apparsa agli occhi di Oreste, che lui ama definire "suggestione": due signori attempati, seduti ad un tavolino in un’isola ecologica, che serenamente giocavano a carte, sorseggiando una birra, circondati da mobili che sembravano fare da arredamento ad una bizzarra abitazione a cielo aperto. Ecco svelato l'arcano capace di mettere in moto tutto l'apparato fantastico che da vita al romanzo.

Una favola per adulti e adolescenti lettori, dal forte contenuto socio-psicologico; una favola altamente democratica, profondamente, intimamente egalitaria. 

Vi svelo l'ultimo arcano. Alla presentazioni del suo libro Oreste ama citare l'art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana, quella "costituzione" di cui tutti parlano, ma pochi ricordano.

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

A ben guardare, tutto è partito da queste parole. Leggete questo bel libro, e ne converrete.

"La storia narrava di piccoli dei che somigliavano a pulci di mare che nell’oceano inspiegabile con dei legnetti, dei refoli di vento, e delle gocce di schiuma sfuggite alla risacca, costruivano una terra meravigliosa, sulla quale cominciavano a danzare gli uomini, le donne, i bambini e gli animali, e acqua fresca sgorgava da fonti inesauribili, e gli animi affaticati si placavano di fronte alla bellezza del mondo e ogni cosa era nel giusto posto.
Narrava poi di periodi oscuri in cui, da altri luoghi, emersero gigantesche, potenti e risolute divinità, che cominciarono a spezzare le montagne, a contare le nuvole e a catalogarle, a disporre del tempo e dello spazio secondo un disegno preciso, periodi scuri nei quali la felicità era proibita. E narrava di come i piccoli dei, fragili come libellule al vento maestrale, furono costretti a conservarla, a nasconderla dentro un minuscolo vaso di creta fragilissimo, continuamente in pericolo, e di come alla fine un po’ ne rimase, abbastanza comunque da poter ricominciare da capo, con fatica, senza smettere mai un attimo di pensare, di credere che tutto avrebbe potuto essere come forse un giorno era stato, oppure anche diverso, ma sicuramente meglio di così, e ricominciare di nuovo da un refolo di vento, dalla schiuma di un onda, da un frammento di sabbia, da una forza piccolissima contro una forza immensa.
"

I Gatti negli armadi - Oreste Brondo - Zerounoundici Edizioni

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