C’è un’espressione fatidica che impariamo da piccoli, e ci portiamo dietro per tutta la vita: quella dei “sogni nel cassetto”. Non si è mai ben capito quanto sia a portata di mano questo “cassetto”, e come fare per estrarvi i propri sogni al “momento opportuno”.
Fatto sta che
Lorenza Farina ci ha imbastito sopra una bella storia, con la consueta
poesia, e quel pizzico di ironia che fa bene agli adulti e fa divertire i
bambini (il cammello distratto che perde il filo dei pensieri e si
dimentica le gobbe nel deserto è da applausi). La protagonista è una
bambina di nome Agata, che ha tanti sogni “che le frullano per la testa”
e li tiene tutti “in un armadio fatto di torrone pieno di cassetti di
marzapane dove ogni sogno ha il suo posto”.
Com’è ordinata, direte voi.
Ebbene si, da una parte stanno i sogni scuri, dall’altra quelli
freschi, in un’altra ancora quelli strampalati; anche i sogni che fanno
ridere, e quelli ad occhi aperti hanno una loro, precisa, collocazione.
Solo che, a forza di stipare sogni, questi non entrano più nella testa
di Agata.
Il sogno, si sa, è anarchico per definizione, segue i
propri ritmi, ha bisogno di spazio per muoversi e ossigenarsi. Così i
sogni iniziano a fare i birichini e a pestarsi i piedi a vicenda,
rincorrendosi, scambiandosi di posto e di ruolo. Al punto che Agata non
dorme più la notte per tenerli a bada, rimetterli nei propri cassetti.
Fino a quando, dopo tante notti insonni, non decide di spalancare il suo
armadio, e aprire tutti i cassetti.
Ecco che i sogni volano via come tante farfalline colorate nella notte scura, e il vento e la luna si accapigliano per contendersi il prezioso bottino, fino a quando il Vento non fa rotolare via la Luna con un calcio. Assistendo alla scena della Luna a gambe all’aria, il Sole scoppia in una sonora risata, finendo con l’ingoiare tutti i sogni di Agata. Da allora il Sole non smette più di ridere, perché i sogni, volando nello stomaco come tante farfalle, gli fanno il solletico.
Chissà se sarà vero, oppure è solo un altro dei sogni di Agata.
Questa è la trama, poi ci sono le illustrazioni. Alla storia onirica di
Lorenza Farina fanno da contraltare le illustrazione immaginifiche di
Sonia Maria Luce Possentini, per l’occasione traboccanti non solo di
luce, c'è anche tanto colore. Si rileva spesso a proposito di questa
autrice l’uso predominante del bianco e del nero; ebbene qui Sonia ci da
una dimostrazione della sua bravura anche nel maneggiare insieme tutti
quei colori che, come farfalle, svolazzano nella testa di Agata. Ci sono
alcuni disegni di una bellezza spiazzante; Agata che cammina a piedi
scalzi sull’erba; l'uomo che esce dalla tazza; Agata che non riesce a
chiudere occhio, con la testa completamente invischiata nei sogni; la
luna che rotola, e sembra levarsi una folta chioma bionda, di donna,
agitata dal vento. E la domanda sorge spontanea: saranno i capelli di
Sonia?
I disegni sono perfettamente aderenti alla storia, eppure hanno anche una loro autonomia narrativa. Chi scrive ogni tanto si incanta a guardarli, lasciandosi per strada alcune parole, come quel cammello distratto che, nel perdere il filo dei propri pensieri, dimentica nel deserto degli uomini una parte di sé.
Sarà la forza dei sogni. Ma che gran bel libro.
I Sogni di Agata - Lorenza Farina, Sonia Maria Luce Possentini - Margherita
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