sabato 4 marzo 2017

L'altra notte ha tremato Google Maps


"Non è vero che Amatrice non esiste più. Io ci sono stato oggi". Giordano è seduto assieme a sua nonna mentre alla tv mandano le immagini di tre paesi distrutti. La didascalia recita: "In diretta da Amatrice". Sua nonna non capisce cosa stia andando in onda, ma legge il nome del paese e comincia a ricordare il suo passato, le gite fatte con il nonno, i pranzi nelle trattorie. Ora chiede soltanto una cosa a suo nipote: di tornare per una volta, di essere riportata là per qualche ora. Non sa, non capisce che il paese non esiste più, che è per questo che la televisione ne parla da giorni.

Ma come si porta qualcuno che non cammina più in un paese che non esiste? Inizia così il viaggio in poltrona di Giordano e sua nonna dentro a Google Maps, dove tutto è ancora in piedi, dove i muri hanno tremato ma hanno retto, ci sono ancora le biciclette appoggiate alle case, le lenzuola stese, gli uomini seduti al bar, l'orologio della farmacia che segna le 16. Manca solo l'odore dell'amatriciana, ma per questo Giordano ha la soluzione custodita in una quaderno molto antico. La ricetta è quella originale e scritta a mano da una persona che sua nonna ricorda bene. E le sembra che tutto ritorni, che si possa essere ancora felici, che non tutto è andato distrutti nel tempo.


Questa, in estrema sintesi, la sinossi del libro, come riportata nella quarta di copertina. Ma non è tanto la trama, a suo modo geniale, il motivo di vero interesse del libro, quando la sua trasposizione sul piano narrativo. Innescando un sistema di slittamenti tra reale e virtuale, presente e passato, vissuto e immaginato, creando allitterazioni figurative sui sentieri lastricati della memoria. Come un “frattale” che replica infinitamente e minuziosamente sé stesso in scala, così uguale, eppur così diverso.


“L’altra notte ha tremato Google Maps” è un libro strano, che ti manda in apnea. Se sei emotivamente sensibile, rischi di leggerlo con gli occhi bagnati, come è capitato oggi a me, che ad un certo punto non ho più capito se erano davvero lacrime a rigarmi lo sguardo, o l’acqua mossa della piscina dove mia figlia, dall’altra parte del vetro, sorridendo mi salutava. E io a chiedermi come avesse fatto Michela Monferrini a scrivere un libro così. Già, di cosa parla questo libro? Di tante cose, vive e vissute, che a ben guardare non comprendi bene “se”, “dove” “come” e “perché” siano esistite, o semplicemente accadute. Ma in fondo come si fa a raccontare un terremoto che ha lasciato dietro di sé solo morti e cumuli di macerie? Forse inginocchiandosi tra le rovine, a raccogliere frammenti di storie e tasselli di vite interrotte, ricomponendo il tutto in un improbabile puzzle, un mosaico stratificato di pietre e polvere, nel silenzio irreale e assordante, con il fragore alle orecchie di chi ha visto le proprie case crollare miseramente a terra. Oppure utilizzando Google Maps.

Scrive Dacia Maraini nell’introduzione: “Nella tragedia tutto è già accaduto. I personaggi narrano quello che è ormai successo, nulla può cambiare. Il tempo e lo spazio sembrano unirsi e annullarsi l’un l’altro, il presente è solo racconto. In questa tragedia, però, c’è un nuovo punto di vista, tutto può cambiare per l’effetto di una realtà virtuale, quella di Google Maps, che non segue gli eventi in tempo reale, ma ferma quegli stessi luoghi nel momento in cui sono stati fotografati e li restituisce ancora vivi, integri agli occhi di chi vuole rivederli anche quando un terremoto li ha cancellati inesorabilmente”.


 All’inizio di ogni capitolo è posta una mappa che mostra un reticolo viario di un ipotetico paese, dove il titolo del capitolo appare come il nome ad un’ipotetica strada. Ecco, camminando tra le pagine di questo libro, vi capiterà spesso di tornare a calcare ripetutamente strade già percorse, e trovarle ogni volta un po’ diverse, come se lo sfasamento reale – ideale e spazio - temporale aprisse nuovi varchi, creando svolte inedite. Succede così quando il tempo che scorre si arresta di colpo, poi, miracolosamente, riparte.

E’ così che si invecchia”.

E’ così che ci si innamora”.

Scriveva Schopenhauer che “la memoria opera come la lastra di una camera oscura: che concentra tutto e da un’immagine molto più bella dell’originale”. Google Maps è la camera oscura dei giorni nostri, che grazie al suo approccio tridimensionale dona dinamicità ai ricordi, consentendo di muoversi dentro le vie della memoria, mantenendola cosa attuale e viva.


L’altra notte ha tremato Google Maps” di Michela Monferrini è un libro di una poesia disarmante e di una bellezza sconcertante. Che conferma Rrose Sélavy come editore militante: dopo la Morante e Leopardi, tiene in vita anche Amatrice.

"L'altra notte ha tremato Google Maps - di Michela Monferrini, Introduzione di Dacia Maraini, Illustrazione di Gianluca - Foli - Rrose Sélavy Editore

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