giovedì 4 gennaio 2018

Grande


Grande. Quand'è che un ragazzo si sente grande? Sicuramente quando compie azioni che lo fanno apparire come "qualcosa" agli occhi di "qualcuno"; soprattutto se sei forestiero, e l'unica cosa che interessa alla gente del luogo è: "Di cu' sì figghiu, tu?" Di gente emigrata molti anni fa, di cui, in paese, quasi nessuno si ricorda più. Praticamente, sei figlio di nessuno. 

Luca è un ragazzo di tredici anni, nato e cresciuto a Torino, una vacanza praticamente in tasca con i suoi migliori amici, sfumata all'ultimo minuto. Perché la nonna paterna sta male. E allora si corre in Sicilia, dove affondano le radici dei suoi genitori, non le sue. L'estate inizia male, decisamente. Luca mette il muso, e noi che leggiamo, non riusciamo proprio a dargli torto. L'approccio con il paese di Petramonica non è dei migliori, a parte la fantastica impennata di un ragazzo in vespa che affianca e supera l'auto condotta dal padre all'ingresso del paese. Wow, che roba! Luca non sa andare in motorino, nemmeno ce l'ha un motorino, ma vorrebbe tanto essere capace anche lui di fare certe cose. Un fulmine a ciel sereno, che pare destinato a restare isolato. Luca viene presto risucchiato dalle incombenze familiari, e il cugino Paolo non sembra in grado di fornirgli valide vie d'uscita. Tutto casa e studio, non è amico di nessuno, ha un motorino che i genitori gli proibiscono di usare. Né lui sembra intenzionato ad imporsi, per ritagliarsi i suoi spazi. Al contrario di Luca, che, inchiodato in quel luogo dai suoi a vivere quel genere di vacanza, sembra animato da un potente spirito di rivalsa.  

L'occasione si presenta presto, al campo di calcio. Servono due giocatori. Luca gioca con Mario Modica, il ragazzo dello scooter. Quale occasione migliore? Lui non saprà impennare,  ma con la palla al piede ci sa proprio fare, così tra "veroniche" alla Zidane, passaggi smarcanti e tiri imprendibili, porta la sua squadra alla vittoria, e in men che non si dica diventa un idolo. Mario lo prende a benvolere, lo porta al bar, gli offre da bere, lo presenta agli amici, "anche se forestiero, lui è amico mio, guai a chi lo tocca". Soprattutto inizia a portarselo dietro quando sbriga le sue commissioni. Ma .. sarà vera gloria? Che genere di commissioni sono? "Riscossione di crediti". Sembra roba seria, soprattutto onesta, se la gente non paga i propri debiti, è giusto pretenderli. Luca è cosi preso dal suo momento di notorietà che non da peso ad alcuni segnali inquietanti. Passi Paolo, il cugino che lo sconsiglia vivamente di frequentare Mario, lui vive chiuso in casa, cosa ne sa lui di Mario? Parla così perché è invidioso. Ma anche Lucia, la ragazza su cui ha posato lo sguardo, finalmente escono insieme; ma come si avvicina Mario, cambia di colpo espressione, inventa una scusa e se ne va, e non si fa più vedere. E poi gli occhi di quei commercianti, terrorizzati, quando entrano insieme nei loro negozi. 

"... sembrano tutti parecchio agitati. Manco fossimo ispettori della finanza..."  

Ma chi è Mario? Che sia un bravo ragazzo è fuori discussione, mi porta in giro, mi offre da bere, mi fa conoscere ragazze, mi regala un cellulare, mi insegna persino a impennare con lo scooter. Con Mario ho soldi e amici, sono qualcosa per qualcuno. Mi fa sentire parte di una grande "famiglia". E poi escludo che sia un mafioso, diamine, la Mafia l'ho anche studiata a scuola.

E allora succede che Luca si mette in guai molto più grandi di lui, e imbocca un vicolo cieco, trovandosi presto con le spalle al muro. Come riuscirà ad uscirne?
  

Non solo crescita, quindi, desiderio di affermazione, libertà e indipendenza. C'è anche la "Mafia", inquadrata nel suo microcosmo fatto di piccoli gesti e dal linguaggio ambiguo, dove viene stravolto il senso comune delle parole: "famiglia", "onore" "cerimonia", "comunione", assumono, in questo contesto, un significato sinistro, estremamente pericoloso. 

"Grande", di Daniele Nicastro, è un romanzo che scorre e avvince, perché l'autore parla il linguaggio dei ragazzi e sa calare il lettore, sia esso adolescente o adulto, nei loro intricati ragionamenti, che si fanno strada tra piccole ingenuità e grandi, legittimi, desideri. Il percorso di crescita non è scevro di insidie, e la vita pone tutti di fronte alle proprie responsabilità. Nicastro si rivela particolarmente abile nel modulare i registri narrativi; si parte in modo scanzonato e ilare, con sfiziosi siparietti e fulminanti battute (in alcuni passi sembra l'erede del miglior Antonio Ferrara), dileggiando abitudini ed espressioni dure a morire, e la resa è amplificata dall'uso del gergo dialettale (con tanto di traduzione in italiano a fine libro); ma il racconto tiene anche quando le vicende narrate si intricano, le situazioni emotive si complicano, e lo stato d'animo si fa serio, infine cupo. Senti l'angoscia del protagonista che sale, e provi un senso di claustrofobia. E' un romanzo che genera empatia. Ti racconta la mafia dei vicoli che un giorno potresti percorrere senza neanche accorgertene. "Grande" ritrae uno spaccato intricato e intrigante; offre molto da leggere, e altrettanto su cui riflettere.

Anche il senso di amicizia che traspare dalle vicende narrate, risulta prezioso; Paolo non abbandona suo cugino al proprio destino; si prende insulti, persino colpe e responsabilità che non gli competono, ma fa di tutto per aprirgli gli occhi, pur di non abbandonarlo al proprio destino. Questo è il vero significato della parola "famiglia"; un porto da cui spesso si salpa, e a cui, prima o poi, inevitabilmente si torna.   

"Grande" - Daniele Nicastro - Einaudi Ragazzi  

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