Quando, l'altro pomeriggio, ho scartato il pacco di Rrose Sélavy, ho subito pensato che questo è il genere di libro che va mostrato e messo in evidenza, e non lasciato morire nell'indifferenza tra gli scaffali.
Io ho passato una vita sui libri, non solo per leggerli e studiarne il contenuto, ma per farne, a loro volta, materia e oggetto di studio. Dopo la laurea in lettere ho studiato Archivistica, Biblioteconomia, e lo scorso anno, proprio mentre frequentavo il corso della Scuola Librai in "Gestione delle librerie" a Roma, avrei dovuto (anche voluto, in verità) frequentare anche il corso di "Restauro e conservazione del libro" a Spoleto, a cui ero stata ammessa.
Cosa voglio dire con questo. Che per me il "libro" va oltre la storia che racconta, è un mondo che si apre, in cui passeggiare con curiosa avidità tra le righe e le illustrazioni come si fa per le vie di una città nuova che ancora non si conosce. Quindi non solo la storia, anche l'aspetto cartotecnico ha la sua importanza, perché può diventare, a sua volta, un veicolo di significato, uno strumento di narrazione. E proprio l'aspetto cartotecnico a dare spesso quel valore narrativo aggiunto che nessuna tecnologia potrà mai scalzare.
Uno dei piaceri della mia nuova attività di libraia non è solo quello di suggerire belle storie, ma anche di suggerire bei libri, curati sotto l'aspetto realizzativo, che facciano la differenza. Mi piace confrontarmi con i nuovi giovani editori perché spesso sono quelli che hanno le idee più fertili e innovative. In grado di stupire.
Quando ho preso in mano i "Quaderni quadroni" della Rrose Sélavy e ho iniziato a sfogliarli, mi sono detta: "ma che bei libri!". Ma cosa vuol dire "Quaderno quadrone"?
Ce lo spiega Massimo De Nardo in un'intervista realizzata da Francesca Sensini tre anni fa:
"Quadrone è l’anagramma di quaderno. Grande quadro, dunque, perché in questo quaderno, come in altri auspicabili futuri quaderni, le immagini hanno un ruolo fondamentale. Non commentano, si affiancano al testo. Vanno insieme. Si fanno compagnia, e speriamo che siano – testo e immagini – di buona compagnia anche per il lettore.
(...)
L’intenzione del “Quaderno quadrone” è di cogliere la parte più malleabile delle parole per trasformarle, senza tuttavia alterarle, ma prendendo ciò che hanno già dentro o trovando parole nuove dalla combinazione con altre parole. Gli anagrammi sono l’esempio più semplice di quello che sto dicendo. La parola che contiene un’altra parola, bè, questo non solo meraviglia, ma è un modo per iniziare a raccontare. Ad esempio, anagrammando la parola “bibliotecario” viene fuori “beato coi libri”. Non è straordinario? È già l’inizio di una piccola storia: abbiamo un personaggio, uno stato d’animo, un luogo. Raccontare è, ne sono convinto, un’azione sociale, perché si fa insieme a qualcun altro. Io racconto, tu ascolti e intervieni con altre parole e io ascolto, e così di seguito."
Ci sono, infine, i "Quaderni Ready Made". Che non sono illustrati. Sono libri, in senso classico, per il formato (cm 14x21) e per il numero di pagine (minimo 80). Romanzi brevi o racconti lunghi. Il nome è ancora una volta un omaggio a Marcel Duchamp: suoi, infatti, i famosi “oggetti belli e pronti”, i Ready Made. Combinazione, nella parola Ready c’è la parola read, che vuol dire leggere.
Questo è quello che intendo, questo è quello che devono saper fare i libri, oltre a raccontare "storie"; questa è l'attenzione e l'amore che devono mettono gli editori quando concepiscono le loro creature di carta. Non estetica e packaging, ma essenza e anima.
Rrose Sélavy
Quaderni Quadroni. (Per lettori dai 9 anni in su).
Quaderni Cartoni. (Per lettori (o ascoltatori) da 4 anni in su).
Quaderni Ready Made. Per lettori da 12 anni in su.
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