Nuova edizione "La Bancarella" - Copertina |
"Questa
è la vita di Lampo, un oscuro cane b******o venuto chissà da dove.
Durante gli anni trascorsi in sua compagnia, ho voluto scrivere questa
storia semplice e vera. Desidero premettere che in questo mio racconto
non sono narrati fatti eroici compiuti da Lampo; né il cane ha salvato
la padroncina dalle fiamme, o tratto il padrone dalla furia del fiume, e
neppure ha atteso di coronare la sua esistenza con una morte retorica
sulla tomba della padrona. Lampo ha solo voluto vivere in un modo
diverso da tutti i suoi simili, viaggiando per conoscere non soltanto un
po' del nostro mondo, ma anche la vita e i sentimenti degli uomini."
Elvio Barlettani dall'introduzione a "Lampo il cane viaggiatore".
Nuova edizione "La Bancarella" - Illustrazione di Massimo Panicucci |
Questo è un libro insolito. Treni e ferrovie non sono l'oggetto della
narrazione, ne sono semmai lo scenario e il tramite per veicolare alcuni
contenuti di valenza universale. L'autore del libro è una persona
normale, avulsa dal mondo della letteratura, del giornalismo, delle
riviste tecniche e scientifiche. Ne consegue che lo stile è molto blando
e scorrevole, alla portata di tutti. Una persona normale come tutti noi
che si è trovato a vivere una storia che rasenta l'incredibile e ha
sentito l'esigenza di raccontarla al mondo. Quando la realtà supera la
fantasia non occorrono artifici inutili, i fatti narrano, rapiscono e
incantano. Sembra una favola, e non stupisce che questo racconto sia
stato utilizzato ripetutamente come tale nelle scuole dato il suo
carattere altamente educativo e simbolico.
L'autore è Elvio
Barlettani, un ferroviere, e ai tempi della storia era il sottocapo alla
stazione di Campiglia Marittima. Campiglia è una delle tanti stazioni
della ferrovia Tirrenica Genova - Roma; è tuttavia una stazione
importante dove all'epoca fermavano quasi tutti i treni. Da qui c'è la
diramazione per Piombino che, con gli stabilimenti Italsider movimentava
anche un notevole traffico merci. La vita in stazione scorre quindi
allegra. Ma qualcosa è destinato a sconvolgerla e a segnarla negli anni a
venire.
Nuova edizione "La Bancarella" - Illustrazione di Massimo Panicucci |
E' l'agosto del 1953 e la stazione è una calicola, quando un
cane randagio scende da un convoglio merci (l'autore lo chiamerà
"Lampo" per il modo balenante con cui è apparso e gli effetti che ha
arrecato) e noncurante di nulla si siede per terra, nell'ufficio di
Elvio, e da allora non abbandonerà più quella stazione, fino alla
morte. Già da questo gesto iniziale si rivela il carattere di Lampo, che
si "sceglie" il proprio padrone e il luogo dove stare e a cui voler
tornare alla fine del giorno. Come per tutti i cani anche per Lampo il
rapporto con l'essere umano è un momento irrinunciabile della sua vita;
ma è un momento dialettico, in cui manifesta la sua volontà di scelta e
il suo spirito libero. Lampo si dona ad Elvio e alla sua famiglia, e
anche al resto del personale della stazione con tutta la gioia e l'amore
di cui è capace. Ma lui ne stabilisce i modi e i tempi. Ecco allora che
egli accompagna Mirna, la figlia di Elvio, lungo il tragitto per
l'asilo; accompagna Elvio da Campiglia a Piombino dove l'autore ha casa.
Ma la sera da solo prende l'ultimo treno che lo riporta a Campiglia,
alla stazione che ha eletto a suo personale rifugio. Ecco allora che
Lampo che pure non fugge da nessuna parte e ogni sera torna alla sua
stazione, di giorno sale ora su un treno ora sull'altro, facendo brevi
giretti, nascosto sotto il sedile, per poi scendere ora in un luogo ora
in un altro, e riprendere il treno inverso per il ritorno. Lampo impara a
conoscere i diversi convogli, a memorizzare i vari orari e i luoghi
lungo il tracciato, tanto da guadagnarsi presto sul campo l'appellativo
di "cane ferroviere". Quando era in arrivo il treno Torino - Roma con la
carrozza ristorante, lui si portava sul marciapiede in attesa che il
cuoco si affacciasse gettandogli degli ossi.
Nuova edizione "La Bancarella" - Illustrazione di Massimo Panicucci |
Ovviamente il fatto non era
di quelli consueti e la notizia iniziò presto a girare. Iniziarono ad
avvicendarsi curiosi di vario genere e la notizia fece presto il giro
del paese; ne derivarono articoli su articoli sul giornale, sulla stampa
locale prima e poi nazionale. Una volta Lampo fu anche ospite in una Tv
nazionale. Tutto questo rumore alla lunga ebbe le sue conseguenze. Non
tutti gradivano questo cane che di sua iniziativa saliva e scendeva per
carrozze e stazioni, seppur non dando fastidio a nessuno. Le Ferrovie
strette tra troppe pressioni e più di una lamentela, intimarono ad Elvio
e ai dipendenti dell'impianto di Campiglia di allontanare quel cane,
che là non poteva più stare. Ma era del tutto inutile. Si dovette
arrivare a prendere una decisione drastica. Alla fine Lampo fu caricato
dentro un carro merci diretto al sud a Reggio Calabria dove sarebbe poi
stato abbandonato. A centinaia di km di distanza dal suo mondo si
sarebbe trovato spaesato, e avrebbe proseguito la sua vita chissà dove.
E in effetti Lampo era sparito dalla stazione di Campiglia Marittima,
con gli addetti che si interrogavano su che fine avesse fatto. Ad Elvio
saliva il rimorso, soprattutto a seguito delle continue insistenze della
figlia Mirna che Lampo aveva più volte accompagnato lungo il tragitto
per l'asilo. Ogni tanto gli sembrava di vederlo spuntare da un angolo
qua e là .. ma era solo illusione. Alla fine si erano dati da fare
anche per cercarlo, chiedendo a macchinisti e ferrovieri sparsi in giro
per l'Italia se avessero notizie del cane. Ma era tutto inutile. Quando
tutti avevano perso le speranze, smesso di farsi illusioni sulla sua
sorte e di cercarlo .... Lampo un bel giorno dopo mesi dall'accaduto
improvvisamente apparve alla stazione. Ebbe appena la forse di arrivare
all'ufficio di Elvio per stramazzare a terra dalla stanchezza. Era
consumato da mesi di trascuratezza, uno sguardo perso, spiritato,
addirittura pezzi di filo spinato che gli dilaniavano la carne. A
Campiglia si diedero da fare per curarlo e metterlo in sesto. Ma il
veterinario fu perentorio, dopo quello che aveva passato non si sarebbe
più ripreso.
Nuova edizione "La Bancarella" - Quarta di copertina |
Una volta ancora il mondo non aveva fatto i conti
con Lampo, con la sua dilagante voglia di vita. Lampo non era malato di
chissà quale malattia incurabile, non aveva chissà quale infezione o
ferita da cui non potesse fisicamente riprendersi. I suoi mali erano
interiori e squisitamente umani. Lampo era stato abbandonato dai suoi
amici, Lampo era stato tradito e pugnalato nella sua fiducia, Lampo era
stato privato della sua libertà che si era scelto, che aveva costruito e
negoziato, e che esercitava senza pesare o arrecare danno a nessuno. E
che improvvisamente, per chissà quale inspiegabile motivo gli era stata
tolta. Questo lo aveva privato della sua fiducia negli uomini e di
buona parte della sua vitalità . A differenza degli uomini Lampo alla
lunga è riuscito a perdonare, a riprendersi e a riappropriarsi della sua
vita. A Campiglia dopo aver pensato seriamente di averlo perso,
chiudevano un occhio e anche entrambi, pur di rivederlo com'era. E
cos'era diventato. "Uno di loro".
Vecchia edizione Garzanti - Foto di Elvio Barlettani |
Purtroppo tutte le storie,
anche le più belle, giungono alla fine e quella di Lampo è ormai
arrivata al capolinea. La sera del 22 Luglio del 1961, nella stazione di
Campiglia, un convoglio fa manovra e Lampo vi rimane sotto. Il motivo
non è dato saperlo, forse i riflessi non erano più quelli di un tempo,
chissà. Il macchinista, bianco come uno straccio, corre verso Elvio, e
gli da la triste notizia. "E' come se fosse morto uno di noi" dice il
capomanovra con un filo di voce rotta dall'emozione. "Era uno di noi"
ribatte Elvio, che vede a distanza una macchia bianca riversa sui
binari. Ma non ha il coraggio di avvicinarsi. Lui Lampo vuole
ricordarselo come lo ha sempre visto, pieno di vita, come quel lontano
primo giorno di otto anni prima. Lampo viene seppellito in stazione ai
piedi di un'acacia, in un giardinetto tranquillo.
Vecchia edizione Garzanti - Foto di Elvio Barlettani |
Qui finisce la
storia di Lampo, non la sua leggenda. Alla stazione di Campiglia è stato
eretto un monumento, la statua di un cane che tende la zampa destra,
con accanto il berretto d'ordinanza di ferroviere. Questo racconto reale
è diventato un libro, edito per la prima volta nel lontano 1962, che ha
cresciuto e commosso generazioni di ragazzi e studenti. Per alcuni anni
il libro, esaurito, era finito fuori commercio. Ora è stato nuovamente
ristampato. Di tutto questo cosa resta. Sicuramente una miriade di
insegnamenti, di cui il rapporto tra uomo e cane è tutto sommato il più
scontato e banale. Lampo, comportandosi come un uomo, ci ha svelato
tanti meccanismi dell'animo umano. Ci ha insegnato che nulla vale quanto
la propria libertà , che nessun prezzo è adeguato per barattarla, che
nessun agio può ripagarla. La fiducia nel prossimo, il dolore del
tradimento, la forza del perdono. Quante cose insegna un cane
alternandosi tra le carrozze di un treno e i binari di una stazione.
Vecchia edizione Garzanti - Foto di Elvio Barlettani |
Elvio Barlettani è recentemente scomparso, nel luglio del 2006. La
statua di Lampo è stata imbrattata. Campiglia non è più la stazione
importante di un tempo, i treni a lunga percorrenza non vi fermano più.
Il mondo scorre più veloce, ma non per questo è un mondo migliore.
N.B. Il libro è stato edito per anni, e più volte ristampato, dalla Garzanti. Attualmente è pubblicato dall'editore "La Bancarella" di Piombino in una rinnovata vesta grafica, con le illustrazioni di Massimo Panicucci. Le foto storiche al cane Lampo, scattate all'epoca dall'autore Elvio Barlettani, vengono ovviamente riproposte anche in questa nuova edizione.
Lampo il cane viaggiatore - Elvio Barlettani - La Bancarella (precedentemente Garzanti Edizioni)
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