venerdì 22 settembre 2017

La famiglia X


"Quello che mi ritrovo davanti adesso non può essere semplicemente l'altra parte di ciò che vedevo ogni volta da fuori, e cioè l'interno del cadavere del Bahia. Mi muovo in questa stanza in cui sembra esplosa la vita, stando attento a non rompere l'equilibrio delle cose, anche se le cose sono dipinte sulle pareti. Forme geometriche attraversate da disegni più complessi. Alberi, volti, scritte così grandi che devo ruotare la testa per leggerle per intero, e altre così microscopiche da entrare in un bicchiere disegnato, in una conchiglia disegnata. E' un paesaggio coloratissimo, dove convivono la montagna, la collina e i grattacieli, e c'è una foresta sotto il mare. Niente sembra avere a che fare col resto, eppure, a guardarlo da qui, non mi azzarderei a sottrarre un solo elemento."  

La "famiglia X". Detta così sembra un'incognita. Certo è che Michael, il tredicenne protagonista della storia, ama la matematica per le sue "regole chiare". La sua vita, invece, non segue regole altrettanto ferree, e dopo l'arresto dei genitori, si trova a dover convivere con gli assistenti sociali, e dei genitori affidatari, due padri. Il pregio di questo libro, al di là della trama, sta nella chiarezza della scrittura unito alla dolcezza dei toni. La prima scorre lineare e limpida, nell'avvicendarsi dei fatti narrati; la seconda tocca e avvolge, nel susseguirsi dei temi trattati. Matteo Grimaldi affronta un argomento di spinosa attualità (quello dell'omogenitorialità) con estrema e sensibile tranquillità, mettendo in risalto gli altri punti di vista, tra i tanti possibili. L'autore porta alla luce le tante intime contraddizioni che possono venirsi a creare  quando si usa l'apparenza come logica e il giudizio altrui come una bussola, maneggiati entrambi come una clava. 



L'unica famiglia ammissibile è quella "naturale", e chi se ne frega se mamma e papà ti usano come corriere per lo spaccio di droga all'uscita di scuola, lasciandoti poi solo in mezzo a una strada. L'apparenza è salva. Ma allora cos'è la "Famiglia"?: un'idea da preservare o un nido da scaldare?

In questo romanzo un ruolo fondamentale lo gioca l'amicizia. E' lei che ti salva quando il mondo ti volta le spalle, e la  barca affonda. L'amicizia ha il volto di Zoe Bruni, la figlia del sindaco. Ecco un'altra convenzione che salta. Come può la figlia del "rispettabile" sindaco legare con il figlio di due "delinquenti" finiti in carcere? Zoe è una figura così fresca e incontaminata, nella sua  ribelle esuberanza, da scompaginare  ogni tentativo di narrazione piana. La loro amicizia diventa alchemica e rimescola dentro, e a fondo.

"I terremoti sono un argomento appassionante. Esplodono all'improvviso sottoterra e distruggono quello che c'è sopra. Da piccolo ne ho sentito uno. in quei pochi secondi mi è mancata l'aria ai polmoni. E' la stessa sensazione che provo quando Zoe si avvicina troppo. Mi sa che prima e poi ognuno nella vita si imbatte in un terremoto, e Zoe è il mio".



"La famiglia X" è un romanzo estramamente gradevole, ricco di colpi di scena. Di situazioni che si incrociano portando a svolte inaspettate. Di personaggi che si fanno ben volere, che cercano di andare al cuore dei problemi, per risolverli. Enea, Davide, Zoe, Michael, i loro destini si sovrappongono: sono persone che lottano, ognuno a proprio modo, per una fondata ragione. Per risolvere un'equazione, "che non sai quanto vale finché non la risolvi".

Michael la sua l'ha risolta. C'è famiglia dove c'è amore. 

"La famiglia X" - Matteo Grimaldi - Camelozampa

mercoledì 13 settembre 2017

Una gatta in fuga


Una gatta vive accoccolata alla mamma e ai suoi fratellini nella casa di un  vecchio saggio, a Damasco.  Poi accade qualcosa di strano. Un boato assordante, i muri di casa che si sbriciolano, tutti fuggono all'impazzata, spaventati. Così la piccola Samra si trova di colpo in mezzo alla strada. Inizia così "Una gatta in fuga", scritto da Vanna Cercenà (Premio Andersen 2015 come miglior scrittrice) edito da Giunti, nella collana Colibrì. Attraverso gli occhi di una piccola gatta educata dalla madre a "comprendere il linguaggio degli uomini" viene descritto il conflitto che da alcuni anni sta dilaniando la Siria.

Nella fuga per le strade di Damasco, Samra incontra una bambina di nome Ayla, che vedendo la piccola gatta a ridosso di un muro, spaventata, decide di raccoglierla e portarla con sé, a casa. Ayla chiama la gatta "Jamyla". L'assonanza tra Ayla e Jamyla non è solo nel nome, diventa emotiva. Sono entrambe due "cuccioli" increduli di fronte all'orrore che impazza per le strade, a cui sanno dare un nome (la "Guerra"), ma non un significato. 

Cos'è la guerra?

È una cosa terribile che fanno gli uomini per far morire tutti, anche i gatti”.

Agli occhi incantati dei bambini non esiste una ragione plausibile per spiegare tale orrore.

 “Io gli uomini proprio non li capisco. Perché si buttano addosso delle cose che scoppiano e fanno una gran fiamma?”.

La situazione a Damasco si è fatta troppo pericolosa, così la famiglia di Jamyla decide a malincuore di lasciare la Siria cercando rifugio presso alcuni parenti, in Europa. Sono decisioni sofferte, che lacerano, perché una parte di te resta ancorata lì. Perché non sono solo giardini, muri e giochi, sono anche nonni, troppo anziani e malati per seguirti.

Inizia così la fuga per le strade del deserto, attraverso le "scatole di ferro con le ruote" dimorando in alcune "specie di città fatta di case di ferro o di tela tutte uguali", correndo rischi e schivando paure, fino ad arrivare, per la prima volta nella vita, a vedere il mare. Già il mare, quella distesa azzurra che pare infinita, di fronte al quale lo sguardo si perde. Quel mare che suscita curiosità, e incute timore.

"Cosa sarà il mare? Anch'io vorrei saperlo. Per ora sento solo un rumore lontano, come quando stavo sulla pancia della mia mamma e lei respirava con un suono dolce".


Vanna Cercenà imbastisce una storia incisiva, che saltella veloce e sinuosa come una gatta in fuga attraverso alcune scottanti problematiche di attualità. In cui decide di schivare il dolore, perché la storia è destinata a lettori in erba, ma non alcune domande che è lecito porsi sin dalla tenera età. Attraverso sguardi increduli in cui si miscela dolcezza e sgomento, viene mostrata ai giovani lettori di oggi l'assurdità di alcune scelte umane compiute dagli adulti, e le loro più immediate e pratiche conseguenze.
Il libro è impreziosito dalle illustrazioni di Giulia Dragone, che si fanno circolari e avvolgenti, disegnano  mondi affettivi, abbracci in cui perdersi, tratteggiando orizzonti di pace e itinerari salvifici. Accompagnano la lettura sottolineandone alcuni momenti topici, che sono quelli che poi restano impressi agli occhi speranzosi dei bambini.

"Una gatta in fuga" - Vanna Cercenà, illustrazioni di Giulia Dragone - Giunti Kids e Junior , Collana Colibrì

domenica 10 settembre 2017

Lettere fra i lacci

 

Una storia dal sapore antico, un abbecedario delle emozioni, con le lettere sparse tra le pagine come tante isole, legate dal filo sottile e invisibile della narrazione che si dipana.

 
"Lettera fra i lacci" narra la storia di una famiglia umile, composta da 7 fratelli che vivono con la nonna, perché la madre lavora lontano; quando torna la domenica tutta la famiglia si stringe a lei sul lettone, ad ascoltare le sue storie. Il lunedi è l'unico giorno in cui può accompagnare i figli a scuola. 



Flor ha 7 anni ed la più grande, è una bambina giudiziosa che segue alla lettera le disposizioni impartite dalla madre; è lei che veglia sui fratellini, li accompagna a scuola scendendo dalle montagne per un percorso lungo chilometri; Flor parla con le lettere, le ama, perché sono loro che ti consentono di ascoltare quelle storie che racconta la mamma.

 
 
Flor ha un grande sogno: diventare maestra. E quando lo svela alla madre, commossa la abbraccia. Nello studio è la misura di un riscatto sociale.

 


L'io narrante è affidato ad un fratellino di Flor: per lui le lettere sono segni strani, complicati, a lui non dicono niente: "Secondo me sanno che a me non piace affatto leggere e allora stanno zitte perché sono arrabbiate con me".

 

La storia, scritta da Cristina Falcon Maldonado, è sapientemente illustrata da Marina Marcolin, che le conferisce un fascino antico, quasi ingiallito, di memorie perso nel tempo, eppure pronto a ravvivarsi di scatto in un guizzo, un'immagine, come una foto presa per mano dopo tanti anni, che alimenta il flusso inarrestabile dei ricordi.
 
 
 
"Lettere fra i lacci" è una soave e potente epopea familiare, a cui è difficile restare indifferenti.


Evoca il fascino delle storie di vita di un tempo, neppure troppo lontano, ma di cui forse ci siamo già dimenticati.

"Lettere fra i lacci" - Cristina Falcon Maldonado, Marina Marcolin - Kalandraka Italia