L'immane buco nero dell'Olocausto ha sviluppato a poco a poco degli
anticorpi che hanno scritto piccole grandi pagine di riscatto
umanitario. Azioni dettate dalla solidarietà, certo, ma non prive di
una forte dose di coraggio, quelle operate dalle famiglie che
nascondevano nelle loro case i perseguitati ebrei, mettendo a
repentaglio la loro vita e quella dei rispettivi familiari. Azioni
private, che tuttavia in taluni casi hanno raggiunto anche una
dimensione collettiva, impedendo che questa già immane catastrofe
umanitaria raggiungesse proporzioni ancora maggiori.
In
Danimarca, per esempio, quasi tutti gli 8 mila ebrei sono scampati alla
furia della persecuzione nazista; il piccolo villaggio di pescatori di
Gilleleje protesse ben 1700 persone, tenendole nascoste, nutrendole,
cercando di provvedere ai loro bisogni, guidandole alla salvezza,
facendole imbarcare dal proprio porto per la vicina, neutrale e sicura
Svezia.
A questa luminosa vicenda si ispira il libro scritto da
Jennifer Elvgren, illustrato da Fabio Santomauro, edito da Giuntina,
intitolato "La città che sussurrò". Protagonista della storia è la
piccola Anett, che una mattina, svegliandosi, scopre dalla mamma che in
casa sua sono ospitati due perseguitati ebrei: una donna e il suo
bambino, di nome Carl. La mamma dice ad Anett di portare la colazione ai
due ospiti: la bambina ha paura di scendere nel buio delle scale che
conducono in cantina, ma le voci sussurranti che sente provenire da
sotto la guidano infondendogli coraggio. I due nuovi amici devono
trattenersi in casa loro giusto due notti, il tempo di organizzarsi per
la fuga in barca fino in Svezia. Durante la permanenza necessitano di
pane, le spiega la mamma. Ecco allora che la bambina "sussurra" al
fornaio che ha due nuovi amici, e le serve del pane; sempre
"sussurrando" si fa prestare dalla bibliotecaria dei libri da leggere
per i nuovi amici; con un "sussurro" si procura delle uova dal
contadino. Il sussurro diventa così l'elemento narrativo portante della
storia, contenendo la premessa per il suo futuro positivo sviluppo.
Nel
frattempo i nazisti irrompono nelle case alla ricerca di ebrei. La notte della grande fuga il cielo è coperto, nuvoloso, e il papà di
Anett teme che i rifugiati non riescano a raggiungere il porto nella
completa oscurità, senza il favore della luce lunare. Ma la bambina ha
un lampo di genio: ripensando a come i sussurri l'hanno guidata quando è
scesa in cantina, escogita un piano.
"Papà, e se la gente stesse vicina alle porte delle case e sussurrando guidasse i nostri amici fino alla barca?"
Serve la collaborazione di tutti, del fornaio, del contadino, del
bibliotecario, di tutto il paese, che nelle illustrazioni tanto
sintetiche quanto efficaci di Fabio Santomauro diventa un grande fumetto
corale. "Di qua", "di qua", "di qua", di passo in passo, di sussurro,
in sussurro, il paese di Gilleleje conduce 1.700 perseguitati ebrei al
porto guidandoli alla salvezza in Svezia.
Sembra una favola,
invece è una storia vera, realmente accaduta, che ha dato vita ad un bel
libro, che ha vinto il "Premio Andersen 2015" (miglior storia 6/9 anni);
in cui tanti piccoli silenziosi attori tengono in scatto il roboante
esercito del male. Come tante piccole gocce che unite insieme fanno un
fiume. Di speranza e di luce, nella pagina più nera della nostra recente
storia dell'umanità.
Uniti, per non dimenticare.
La città che sussurrò - Jennifer Elvgren, Fabio Santomauro - #Giuntina
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