mercoledì 27 gennaio 2016

La città che sussurrò


L'immane buco nero dell'Olocausto ha sviluppato a poco a poco degli anticorpi che hanno scritto piccole grandi pagine di riscatto umanitario. Azioni dettate dalla solidarietà, certo, ma non prive di una forte dose di coraggio, quelle operate dalle famiglie che nascondevano nelle loro case i perseguitati ebrei, mettendo a repentaglio la loro vita e quella dei rispettivi familiari. Azioni private, che tuttavia in taluni casi hanno raggiunto anche una dimensione collettiva, impedendo che questa già immane catastrofe umanitaria raggiungesse proporzioni ancora maggiori.
In Danimarca, per esempio, quasi tutti gli 8 mila ebrei sono scampati alla furia della persecuzione nazista; il piccolo villaggio di pescatori di Gilleleje protesse ben 1700 persone, tenendole nascoste, nutrendole, cercando di provvedere ai loro bisogni, guidandole alla salvezza, facendole imbarcare dal proprio porto per la vicina, neutrale e sicura Svezia.
A questa luminosa vicenda si ispira il libro scritto da Jennifer Elvgren, illustrato da Fabio Santomauro, edito da Giuntina, intitolato "La città che sussurrò". Protagonista della storia è la piccola Anett, che una mattina, svegliandosi, scopre dalla mamma che in casa sua sono ospitati due perseguitati ebrei: una donna e il suo bambino, di nome Carl. La mamma dice ad Anett di portare la colazione ai due ospiti: la bambina ha paura di scendere nel buio delle scale che conducono in cantina, ma le voci sussurranti che sente provenire da sotto la guidano infondendogli coraggio. I due nuovi amici devono trattenersi in casa loro giusto due notti, il tempo di organizzarsi per la fuga in barca fino in Svezia. Durante la permanenza necessitano di pane, le spiega la mamma. Ecco allora che la bambina "sussurra" al fornaio che ha due nuovi amici, e le serve del pane; sempre "sussurrando" si fa prestare dalla bibliotecaria dei libri da leggere per i nuovi amici; con un "sussurro" si procura delle uova dal contadino. Il sussurro diventa così l'elemento narrativo portante della storia, contenendo la premessa per il suo futuro positivo sviluppo. 
 
Nel frattempo i nazisti irrompono nelle case alla ricerca di ebrei. La notte della grande fuga il cielo è coperto, nuvoloso, e il papà di Anett teme che i rifugiati non riescano a raggiungere il porto nella completa oscurità, senza il favore della luce lunare. Ma la bambina ha un lampo di genio: ripensando a come i sussurri l'hanno guidata quando è scesa in cantina, escogita un piano. 
 

"Papà, e se la gente stesse vicina alle porte delle case e sussurrando guidasse i nostri amici fino alla barca?"

Serve la collaborazione di tutti, del fornaio, del contadino, del bibliotecario, di tutto il paese, che nelle illustrazioni tanto sintetiche quanto efficaci di Fabio Santomauro diventa un grande fumetto corale. "Di qua", "di qua", "di qua", di passo in passo, di sussurro, in sussurro, il paese di Gilleleje conduce 1.700 perseguitati ebrei al porto guidandoli alla salvezza in Svezia. 
Sembra una favola, invece è una storia vera, realmente accaduta, che ha dato vita ad un bel libro, che ha vinto il "Premio Andersen 2015" (miglior storia 6/9 anni); in cui tanti piccoli silenziosi attori tengono in scatto il roboante esercito del male. Come tante piccole gocce che unite insieme fanno un fiume. Di speranza e di luce, nella pagina più nera della nostra recente storia dell'umanità. 
Uniti, per non dimenticare.

La città che sussurrò - Jennifer Elvgren, Fabio Santomauro - ‪#‎Giuntina‬

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