"Ciò
che lesse negli occhi della bambina che lo aveva salutato dal vagone,
gli fece raggelare il sangue, come se avesse ascoltato una fiaba
terribile. Vide la bambina scendere dal treno insieme alla sua mamma in
una stazione illuminata da una lugubre luce al neon. C’era un silenzio
opprimente, rotto solo dalle urla degli altoparlanti. Vide delle casette
circondate dal filo spinato e un camino da cui usciva del fumo denso e
nero. Vide degli uomini scheletrici e pallidi che indossavano vestiti a
righe, dei soldati con i cani al guinzaglio. Quei riflettori fortissimi
sembravano lune, lune di un altro pianeta… Jarek chiuse gli occhi,
perché non volle più conoscere il seguito di quell’orribile storia. Li
riaprì e rivide il cielo azzurro, gli uccelli che volavano e i campi di
grano. ”
E' il momento più intenso e toccante di questo racconto
scritto da Lorenza Farina e illustrato da Manuela Simoncelli, per le
Edizioni Paoline, che vede protagonisti due bambini: Anna e Jarek. Anna è
una bambina ebrea in fila alla stazione insieme a sua madre, in attesa
di essere caricata su un treno merci, all'interno di un vagone
solitamente adibito al trasporto bestiame, per essere deportata al campo
di concentramento di Auschwitz. All'arrivo del treno vengono spinte con
forza sul vagone insieme ad altre persone. In piedi e ammassate.
Il
treno parte, Anna ha fame, e un vecchio con la barba bianca le da un
tozzo di pane. Dopo un breve viaggio il treno si arresta, rimane fermo
per ore, per riprendere il viaggio al calare della notte. Anna ha paura,
e lo stesso vecchio con la barba bianca tira fuori dalla tasca un
mozzicone di candela e lo accende, rischiarando l'interno del convoglio.
Gli racconta la favola di Pinocchio e la piccola si addormenta, per
risvegliarsi la mattina dopo con il treno in movimento. La mamma prende
in braccio Anna e l’avvicina alla feritoia per farle prendere un po’
d’aria.
Da quella piccolissima grata, Anna intravede i campi di grano,
il cielo azzurro e gli uccelli che volano, il sole della bella giornata e
tra i campi, nascosto tra i fili d'erba c'è un bambino, è Jarek: i due
sguardi si incrociano per pochi istanti, i due si salutano con la mano.
Jarek corre verso casa, e riceve il rimprovero della mamma perché
continua a disubbidirle andando nel campo a vedere passare i treni.
Perché lui aveva capito che non si trattava di treni ‘normali’. C’era
qualcosa che anche Jarek percepiva, ma non sapeva chiaramente cosa.
Infatti, i grandi a casa parlavano sempre sotto voce e lui non era mai
riuscito a capire cosa dicessero, però sentiva che c’era qualcosa di
terribilmente incredibile.
Quella mattina, dopo aver incontrato
lo sguardo di Anna, per un attimo aveva capito che aveva a che fare con
quel qualcosa di terribile che la madre non gli voleva raccontare,
perché i bambini non potevano capire.
"E' stato solo un sogno? Si domandò con angoscia.
Ogni giorno tornava di nascosto a guardare il treno passare treni che
passava, sperando di rivedere ancora quella bambina che dal vagone gli
aveva fatto ciao con la mano".
La bambina del treno - Lorenza Farina, Manuela Simoncelli - #EdizioniPaoline
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