"
Non
è vero che Amatrice non esiste più. Io ci sono stato oggi". Giordano è
seduto assieme a sua nonna mentre alla tv mandano le immagini di tre
paesi distrutti. La didascalia recita:
"In diretta da Amatrice". Sua
nonna non capisce cosa stia andando in onda, ma legge il nome del paese e
comincia a ricordare il suo passato, le gite fatte con il nonno, i
pranzi nelle trattorie. Ora chiede soltanto una cosa a suo nipote: di
tornare per una volta, di essere riportata là per qualche ora. Non sa,
non capisce che il paese non esiste più, che è per questo che la
televisione ne parla da giorni.
Ma come si porta qualcuno che non
cammina più in un paese che non esiste? Inizia così il viaggio in
poltrona di Giordano e sua nonna dentro a Google Maps, dove tutto è
ancora in piedi, dove i muri hanno tremato ma hanno retto, ci sono
ancora le biciclette appoggiate alle case, le lenzuola stese, gli uomini
seduti al bar, l'orologio della farmacia che segna le 16. Manca solo
l'odore dell'amatriciana, ma per questo Giordano ha la soluzione
custodita in una quaderno molto antico. La ricetta è quella originale e
scritta a mano da una persona che sua nonna ricorda bene. E le sembra
che tutto ritorni, che si possa essere ancora felici, che non tutto è
andato distrutti nel tempo.

Questa, in estrema sintesi, la
sinossi del libro, come riportata nella quarta di copertina. Ma non è
tanto la trama, a suo modo geniale, il motivo di vero interesse del
libro, quando la sua trasposizione sul piano narrativo. Innescando un
sistema di slittamenti tra reale e virtuale, presente e passato,
vissuto e immaginato, creando allitterazioni figurative sui sentieri
lastricati della memoria. Come un “
frattale” che replica infinitamente e
minuziosamente sé stesso in scala, così uguale, eppur così diverso.
“L’altra notte ha tremato Google Maps” è un libro strano, che ti manda
in apnea. Se sei emotivamente sensibile, rischi di leggerlo con gli
occhi bagnati, come è capitato oggi a me, che ad un certo punto non ho
più capito se erano davvero lacrime a rigarmi lo sguardo, o l’acqua
mossa della piscina dove mia figlia, dall’altra parte del vetro,
sorridendo mi salutava. E io a chiedermi come avesse fatto Michela
Monferrini a scrivere un libro così. Già, di cosa parla questo libro? Di
tante cose, vive e vissute, che a ben guardare non comprendi bene “
se”,
“
dove” “
come” e “
perché” siano esistite, o semplicemente accadute. Ma
in fondo come si fa a raccontare un terremoto che ha lasciato dietro di
sé solo morti e cumuli di macerie? Forse inginocchiandosi tra le rovine,
a raccogliere frammenti di storie e tasselli di vite interrotte,
ricomponendo il tutto in un improbabile puzzle, un mosaico stratificato
di pietre e polvere, nel silenzio irreale e assordante, con il fragore
alle orecchie di chi ha visto le proprie case crollare miseramente a
terra. Oppure utilizzando Google Maps.
Scrive Dacia Maraini
nell’introduzione: “
Nella tragedia tutto è già accaduto. I personaggi
narrano quello che è ormai successo, nulla può cambiare. Il tempo e lo
spazio sembrano unirsi e annullarsi l’un l’altro, il presente è solo
racconto. In questa tragedia, però, c’è un nuovo punto di vista, tutto
può cambiare per l’effetto di una realtà virtuale, quella di Google
Maps, che non segue gli eventi in tempo reale, ma ferma quegli stessi
luoghi nel momento in cui sono stati fotografati e li restituisce ancora
vivi, integri agli occhi di chi vuole rivederli anche quando un
terremoto li ha cancellati inesorabilmente”.
All’inizio di ogni
capitolo è posta una mappa che mostra un reticolo viario di un ipotetico
paese, dove il titolo del capitolo appare come il nome ad un’ipotetica
strada. Ecco, camminando tra le pagine di questo libro, vi capiterà
spesso di tornare a calcare ripetutamente strade già percorse, e
trovarle ogni volta un po’ diverse, come se lo sfasamento reale – ideale
e spazio - temporale aprisse nuovi varchi, creando svolte inedite. Succede così quando il tempo che scorre si arresta di colpo, poi, miracolosamente, riparte.
“
E’ così che si invecchia”.
“
E’ così che ci si innamora”.
Scriveva Schopenhauer che “l
a memoria opera come la lastra di una
camera oscura: che concentra tutto e da un’immagine molto più bella
dell’originale”. Google Maps è la camera oscura dei giorni nostri, che
grazie al suo approccio tridimensionale dona dinamicità ai ricordi,
consentendo di muoversi dentro le vie della memoria, mantenendola cosa
attuale e viva.
“
L’altra notte ha tremato Google Maps” di
Michela Monferrini è un libro di una poesia disarmante e di una bellezza
sconcertante. Che conferma Rrose Sélavy come editore militante: dopo la
Morante e Leopardi, tiene in vita anche Amatrice.
"L'altra
notte ha tremato Google Maps - di Michela Monferrini, Introduzione di
Dacia Maraini, Illustrazione di Gianluca - Foli - Rrose Sélavy Editore