giovedì 17 novembre 2016

Un prato fortunato


Che alcuni libri siano speciali, te ne accorgi prendendoli in mano, prima ancora di sfogliarli.



La copertina, in lamina di legno. trasmette il calore degli affetti familiari. Le pagine, fini e orlate di verde prato, tramandano al tatto il fresco sussurro del vento.


Mentre formulo questo pensiero, non ho ancora sfogliato le pagine del libro, ignorando che proprio il vento ha un ruolo importante nell'economia della narrazione. Eppure le dita, qualcosa di magico l'avevano già percepito.

 
La storia tratta un argomento particolare, ovvero il tema della "diversità", con particolare riferimento alla "Sindrome di Down".


Il libro, che è anche un progetto, nasce dalla storia di Mariasole, deliziosa bambina affetta da questa sindrome, figlia di Stefano e Paola, due genitori che hanno voluto raccontare la gioia delle loro vite accanto al loro piccolo speciale "quadrifoglio", che ha reso la loro famiglia un "prato fortunato". Si rivolgono a Maria Luisa Morici, amica di famiglia, creativa e scrittrice, che ne imbastisce una storia, illustrata da Aurora Roscini. 


Mariasole è un quadrifoglio in un campo di trifogli. E questo getta scompiglio nella testa del "capofila" che le chiede di far finta di avere tre foglie come tutti gli altri, ovvero essere ciò che non è. La voce narrante viene assunta dal vento, che dall'alto del suo tono paterno spiega la sua scelta di portare in un campo di trifogli un seme di quadrifoglio, per rendere quel prato fortunato.


"E dire che a guardarli dall'alto sembrano tutti uguali,
ma da vicino, se li conosci bene da bambini,
ti accorgi che sono tutti diversi" 



Il vento racconta di come le piantine si impegnino per sembrare tutte uguali, ma non sanno che è un'impresa impossibile, ognuno è diverso dall'altro, che sia animale, vegetale o minerale.


 "Ogni abitante della terra ha in sé il grande dono della metamorfosi", quindi cambia in continuazione, talvolta in modo lento e impercettibile, altre in modo repentino. Ma se, spiega il vento, durante la propria evoluzione ognuno è diverso da sé stesso, come può pretendere di essere uguale agli altri?


Intanto la piccola Mariasole inizia a cantare sul prato, lega con la piccola Dimé, un germoglio di "Nontiscordardime" che si appresta a sbocciare. Dimé è attratta dall'abilità di Mariasole nel canto, e gli chiede di insegnargli nuove canzoni. Fa amicizia con gli altri trifogli e i vari fiori e animali che popolano il prato. 


Come sempre il tema della diversità costituisce un "problema" agli occhi degli adulti, che tendono a voler uniformare, nascondere le differenze. Agli occhi candidi dei bambini, le diverse abilità costituiscono motivo di curiosità e apprendimento. Viene visto come una opportunità. Siamo tutti diversi, nella nostra ossessione omologatrice che vorrebbe farci gli uni uguali agli altri.


"Lei signor capofila è un gran diverso, perché è l'unico trifoglio alto 30 centimetri, che la la voce più forte delle altre, che la sua foglia alta ha una leggera sfumatura blu", dirà la piccola Mariasole.


Se ogni trifoglio è diverso dagli altri, perché un quadrifoglio dovrebbe fingere di essere quello che non è, ovvero a sua volta un trifoglio?


La storia è scritta in modo semplice, per essere fruibile e godibile anche ai bambini più piccoli. Il tono è sempre gioviale, allegro, talvolta scanzonato, e questo è un pregio intrinseco in un libro destinato ai bambini che ambisce a trattare un argomento così delicato e importante. Questo è un aspetto che mi preme sottolineare. E' un libro che tende a divertire, tenendo lontano tristezze e malinconiche assorte contemplazioni. E' un oceanomare vivido di verde speranza che richiama a quell'Umbria in cui è stato pensato, dalle illustrazioni costruite a misura di bimbo, piene di quelle espressività "facciali" che raccontano più di tante parole. Quante cose raccontano quegli occhioni dubbiosi, perplessi, smarriti, infine felici. 


 Una storia ariosa, confezionata in uno scrigno che è un piccolo gioiello di cartotecnica.
 

Per eventuali approfondimenti, rimando al sito, che spiega il progetto e come è nato questo bel libro.
www.unpratofortunato.it


Con un invito a venire a scoprirlo nella nostra libreria, dove fa bella mostra in un apposito "espositore" in legno realizzato "artigianalmente", come già per il libro, direttamente dal papà di Mariasole.


 
 
 

"Un prato fortunato" - Testo di Maria Luisa Morici, illustrazioni di Aurora Roscini - Distribuzione Associazione Fogliacolori

Casa casina





Casa casina sopra ad un monte
Casa riparo sotto ad un ponte"

oppure .. 

"Tetto di tegole o di mattoni
tu ne avrai viste di stelle a milioni
Tetto di rami di foglie o di fronde
sopra al mio nido il cielo nasconde...

 

Ancora la casa il tema della narrazione, o se volete del viaggio. 


La casa che può avere tante forme, oppure nessuna, perché può essere un edificio, ma anche e soprattutto uno stato d'animo. La liason tra i due elementi, tanto l'architettonico che l'affettivo, è e deve essere molto forte, affinché si possa parlare compiutamente di "Casa", e non di una semplice "costruzione".

 

Quella casa che dovrebbe essere altresì un diritto per un'infanzia spensierata e una crescita sana. Anche se spesso, purtroppo, non è così.

 

Certo è che l'autrice, nonché illustratrice, Manuela Mapelli, in questo splendido libro organizzato in forma di filastrocche, ha messo insieme una sequela di testi e immagini che .. non lasciano indifferenti. 


 Davvero un ottimo esordio come autrice. Come si dice in questi casi .."Buona la prima!"


"Casa casina" - Manuela Mapelli - #Edizioni Corsare

La foresta di latta


"C'era un volta un posto, vasto e spazzato dal vento, vicino a Chissadove e accanto a Chisseloricorda, pieno di tutte le cose che nessuno voleva più".




Quando un libro ti parla, te ne accorgi mentre lo sfogli. Non è l'argomento che tratta, né l'arguzia narrativa della storia descritta. E' quell'insieme recondito di sensi e significati che si intrufolano in mezzo, scatenando sentimenti altalenanti, ma forti. Confesso di essermi emozionato quando ho sfogliato questo libro, che viene presentato come una "favola ecologica".


In effetti, a guardare la trama, racconta di un vecchietto che vive solo in una casetta, all'interno di una discarica; di notte fa bei sogni, ma quando si sveglia, fa i conti con la propria realtà. Un giorno ha una bella idea, e con i rottami costruisce una bella "Foresta di latta" con tanto di finti animali che la popolano; fino a quando, qualche animale vero, non arriva davvero.

 

La storia, scritta da Helen Ward in modo efficace, chiaro e semplice, tanto da essere chiaramente fruibile anche dai bambini più piccoli, è superbamente illustrata da Wayne Anderson. Tanti e tali sono i dettagli delle illustrazioni che viene da perdersi nel contemplarli; anche l'uso sapiente dei colori si mette a sostegno della narrazione; all'inizio è una dominante di grigio, appena interrotta dal giallo della luce e dall'oro dei sogni; ma a poco a poco che il vecchio inizia a dare materia ai propri sogni e visioni, questi iniziano a popolarsi di altri elementi che si fanno colori; il rosso e l'arancio dei fiori, l'azzurro delle farfalle, una spruzzata di verde tra le piante e le foglie che si animano come una foresta autentica popolata di esseri veri; ma anche l'azzurro del cielo al chiaro di luna.



Le illustrazioni sono al contempo dettagliate ed oniriche, le espressioni "parlano", ed è questo, a mio avviso, il valore aggiunto del libro. Guardando i protagonisti, emerge il mondo dei sentimenti al di là dei significati e delle intenzioni di cui si fa portatrice la storia. E allora, a ben guardare, la favola ecologica spruzzata di elementi di sogno ci pare riduttiva, e non rende giustizia alla bellezza di questo libro.

 

C'è la dolente contemplazione della solitudine, l'elogio al lavoro e all'ingegno, lo spirito di collaborazione nel piacere della condivisione, l'elogio alla speranza e alla fiducia in sé stessi, nell'altro e in un futuro migliore; l'unione che fa la forza e rende possibile quello che altrimenti sarebbe ... impraticabile. Ma anche e soprattutto, il dolce e tenace attaccamento alle cose che nella nostra vita hanno avuto un valore, e che non ci si rassegna facilmente a perdere. In tutto questo, non ultimo, certo, l'elogio alla forza incorruttibile del sogno, e il rispetto del mondo che ci circonda, che può essere meno brutto di come appare ai nostri occhi, se lo sappiamo curare e valorizzare. Fino all'ultimo bullone. Ed ecco allora che ..


"C'era una volta una foresta vicina a Chissadove e accanto a Chisseloricorda, piena di tante cose che tutti volevano".


Questa bella storia, edita in madrelingua nel 2001 come "The tin Forest", è stata portata in Italia nel 2007 dall'editore Campanila.

"La foresta di latta" - Helen Ward & Wayne Anderson - #Campanila